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Marco Randazzo fa “esplodere” i suoi colori in campiture non omogenee, che sembrano sgorgare fluide, brillanti e gioiose in una vera e propria sinfonia colorata.
In questo gruppo di opere l’artista lascia al centro della composizione il nocciolo della questione, l’oggetto della disputa: il frame cinematografico riprodotto erroneamente, il frammento digitalizzato di un’immagine che all’osservatore risulta incomprensibile, stampato con strumenti inadatti a riconoscere il nuovo “linguaggio” utilizzato dall’applicazione che l’aveva creato.
Una serie di 10 tavole che Marco definisce “APPUNTI”. Rispetto al passato ora la ricerca si fa più intima, le grandi superfici lasciano spazio a piccoli fogli, che altro non sono che rielaborazioni di pagine della tesi del nostro artista. Il tratto di queste opere rispetto al precedente è più spesso, deciso. Il vortice diviene una figura accogliente, un caos creativo in cui l’artista si rifugia per fuggire dalla banalità della realtà, che non offre nulla per cui valga la pena vivere.
Guardando queste forme geometriche perfette, che misurano esattamente 15 cm per 15 cm, con i loro angoli rigorosamente di 90° e i colori di sfondo incasellati in linee rette, viene da chiedersi se sia la creatività a intervenire su formati predefiniti o il contrario. Tutto fa pensare che, alla base di queste opere di piccole dimensioni, ci sia un mondo schematico dove persino i colori sono ordinati e racchiusi in spazi circoscritti e prestampati.
Una matassa di riferimenti, legami, associazioni che rendono chiaro l’intento dell’omaggio ibleoispanico dell’artista avolese che, seppur in forme chiuse, incastonate entro sei linee spezzate, riesce a far muovere l’osservatore in un riuscito e policromatico sincretismo figurativo che alla fine del viaggio – questo riesco a dirlo io – finalmente lascia approdare a un paradiso terrestre di unità primigenia.
CRITICA
Dicono di Marco Randazzo
Serenella Spitale
Miriam Cascetti
Emanuele Cuciniello
espressivi alterando i propri soggetti, quasi a volerne cercare significati nuovi o più profondi.
Giovanna Grande
RASSEGNA STAMPA
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